sinopoli a perugia

Congresso Flc Cgil, Sinopoli: “No alla scuola del mercato e dell’autorità

“Alla guerra non si risponde con la guerra, non ci sono guerre giuste, la guerra deve essere cancellata dal vocabolario dell’umanità”. E’ il monito lanciato in apertura del V Congresso Nazionale della FLC CGIL, che ha come titolo ”Lezioni di Pace”, da Francesco Sinopoli, segretario generale del Sindacato, che dedicato al tema una lunga parte del suo intervento di apertura. “Bisogna fermare questa follia prima che sia troppo tardi – ha sottolineato – prima che altre vite vengano distrutte, prima che muoiano altri esseri umani in una tragedia dove le vittime sono i popoli, a partire dai più poveri, dai più fragili, siano essi bambini e adolescenti, ucraini o giovani soldati russi coscritti e obbligati a sacrificare la loro vita. Questa follia – ha ribadito – non si fermerà inviando carri armati o votando risoluzioni per l’invio di nuove armi sempre più offensive, ora i jet, non si fermerà legittimando nel vocabolario collettivo la guerra. Avremo solo altra guerra, altra morte, altra distruzione”. Ricordando la prima Marcia della pace per la fratellanza dei popoli partita proprio da Perugia il 24 settembre del 1961 Sinopoli ha quindi citato parole di Aldo Capitini promotore della marcia ‘La pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti’. Compagne e compagni, dico io, – ha aggiunto -la pace non è affare da idealisti, non facciamoci confondere dalla propaganda assordante, da questa cortina fumogena in cui sembriamo muoverci tutti come sonnambuli verso il precipizio. È affare da esseri umani, è affare di tutti noi”.

“La politica per la pace – ha quindi sottolineato – si costruisce con una cultura di pace e questo ci chiama direttamente in causa: come educatori, come generazione di adulti, come sindacalisti perché per costruire una politica della pace serve una cultura di pace diffusa e condivisa. È determinante nell’iniziativa per la pace rilanciare il ruolo della scuola e di tutti i luoghi della conoscenza, perché educazione e istruzione sono i principali strumenti di comprensione critica di quanto sta avvenendo, di riflessione sulle cause profonde che determinano guerre, violazioni dei diritti umani, povertà e ingiustizie, nella prospettiva di un futuro più giusto, pacifico e solidale. Sono luoghi di cooperazione, l’opposto del conflitto”.

 

“Fuori da un percorso didattico si tratta solo di sfruttamento, di lavoro gratuito”. Ha ribadito poi Sinopoli affrontando la questione dell’alternanza scuola-lavoro. “E’ inaccettabile -ha detto – che in questi mesi, in questi anni nulla davvero sia stato fatto per mettere in discussione alla radice la deriva chiarissima che ha assunto il rapporto tra istruzione e lavoro, che non sia stato abrogato l’obbligo di alternanza scuola-lavoro, che non sia stato scritto, una volta per tutte, che non sono formativi tutti i lavori, che ci sono luoghi di lavoro in cui uno studente non dovrebbe mai entrare, che per nessun motivo si possono utilizzare gli studenti per sostituire manodopera di cui le aziende sono carenti, che dove non ci sono standard di sicurezza reali verificati e verificabili nessuno può lavorare, che fuori da un percorso didattico si tratta solo di sfruttamento, di lavoro gratuito”. “Rispetto al confronto aperto dal Ministero- ha ricordato – siamo stati chiari: fondamentale cancellare l’obbligatorietà dell’alternanza scuola-lavoro e la precisa quantificazione delle ore. Torni ad essere ciò per cui è nata, una metodologia didattica. È stata follia pensare che in un paese caratterizzato da un sistema produttivo come il nostro le scuole potessero trovare percorsi coerenti con l’alternanza allo stesso modo in tutti i contesti territoriali”.

Il segretario Nazionale ha poi affrontato il tema delle autonomie e del divario territoriale tra Nord e Sud.

Le attuali Regioni, sono “una copia dello Stato centrale”, ma hanno mantenuto tutti i divari territoriali, primo fra tutti quello nord-sud. “A partire dalla riforma sbagliata del Titolo V, voluta dal centro-sinistra nel 2001, ora il centro-destra cerca di introdurre l’autonomia differenziata. Con rischi evidenti soprattutto, ma non solo, su scuola e sanità, con ricadute sul contratto collettivo nazionale e sui trattamenti del personale, tradendo l’articolo 3 della Costituzione”. Il dirigente sindacale ha poi ricordato il paradosso della distruzione delle risorse del PNRR “per contenere la dispersione scolastica che sono finite laddove questo fenomeno non c’è. I rischi di deriva delle politiche autonomiste erano già state intuite e infatti lo si è dimostrato con la logica competitiva con cui si è affermata l’autonomia universitaria, anche qui con la penalizzazione degli atenei del sud”. Per Sinopoli “quella che viene delineata da questo governo è una scuola” dove tanti giovani “saranno tagliati fuori dai processi cognitivi veri, quelli che si confrontano con la complessità” dove non si apprende il pensiero critico. Una scuola che forma “soldatini più che cittadini, con l’orizzonte esclusivo dell’occupabilità in un mercato del lavoro povero precario e caratterizzato prevalentemente da mansioni a bassa qualificazione e naturalmente avendo l’impresa come riferimento sociale prevalente”. Infine l’alternanza scuola lavoro di cui Sinopoli chiede la cancellazione, almeno nelle attuali forme. Il rapporto scuola-lavoro dovrebbe essere “un’esperienza di apprendimento e di senso”.

Sull’alternanza scuola-lavoro è intervenuto anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a margine del Congresso: “L’alternanza scuola lavoro per i disastri che ha determinato, fino a far morire delle persone, è necessario cambiarla”. “Noi chiediamo che venga superato l’obbligo dell’ alternanza scuola lavoro e che si possa discutere seriamente di nuove forme in cui però devono essere garantite le condizioni di sicurezza”, ha aggiunto Landini. Che ha posto anche il problema di “garantire il diritto alla scuola per tutti. Noi – ha ricordato – siamo il Paese che ha la dispersione scolastica più alta d’Europa e il minor numero di laureati e diplomati e in più siamo il Paese che ha più giovani diplomati e laureati che se ne vanno via dal proprio Paese”. “Investire sulla scuola e sulla qualità della scuola è un elemento fondamentale e tanto più in una situazione in cui l’istruzione e la cultura servono anche per gestire i cambiamenti nel lavoro”, ha aggiunto il segretario Cgil. Che ha concluso chiedendo “investimenti nella scuola pubblica e una vera lotta all’evasione fiscale”. “I soldi recuperati vanno investiti sulla scuola, sulla sanità e per rendere stabili i lavoratori precari di questi settori, oltre che creare nuovi posti di lavoro”, ha sottolineato Landini.