345181856 6592896454067914 3513845764037091245 n

Bologna, in 30mila contro il Dl lavoro. Landini: “Sulle politiche del lavoro il Governo non ha il consenso del paese”

Il Dl lavoro fa riempire ai sindacati la piazza di Bologna: 30mila persone per dire che i primi passi del governo Meloni in tema di lavoro non sono graditi e che lo sciopero generale è, a questo punto, più di una possibilità. Al fianco di Cgil, Cisl e Uil c’erano Elly Schlein che ha schierato il Pd sulle posizioni dei sindacati. Quella bolognese è stata la prima delle tre manifestazioni interregionali che contrassegneranno le prime tre settimane di maggio: sabato prossimo si replica a Milano con il nord, il 20 si va a Napoli per raccogliere i lavoratori del sud. Un primo passo, precisano i leader sindacali, che non solo non vuole esaurire la protesta, ma vuol farle prendere quota in vista dei prossimi mesi. Ma anche una immediata prova di forza per dire, come ha sintetizzato Landini, che sulle politiche del lavoro “il governo non ha il consenso del paese”. Una posizione definita “non logica” dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, unico esponente del governo che ha risposto direttamente alla piazza bolognese. “Il governo – rivendica Tajani – ha fatto tutto ciò che si poteva per aiutare i lavoratori”. E anche il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha ricordato di “aver detassato le assunzioni e posto le condizioni per migliorare il mercato del lavoro”. Di tutt’altro avviso, invece Elly Schlein, la segretaria del Pd, che, dalla piazza di Bologna, sottoscrive la piattaforma rivendicativa dei confederali e bolla come una provocazione il dl lavoro del governo. “C’è un dialogo con Conte e M5S – dice – non solo sul tema del lavoro di qualità, sul salario minimo, sul quale anche le altre opposizioni hanno avanzato delle proposte. Dialogheremo in Parlamento per unire i nostri sforzi”. Landini, Sbarra e Bombardieri hanno accolto gli esponenti dell’opposizione (in piazza anche Fratoianni e altri dirigenti del Pd come il sindaco di Bologna Lepore), hanno invitato a sostenere le loro istanze in parlamento, rivendicando la loro autonomia dalla politica. E soprattutto fanno ribadito la rinnovata unitarietà che negli ambienti dei sindacati confederali non è mai una conquista acquisita una volte per tutte: le sfumature fra le tre sigle rimangono, come ha dimostrato plasticamente la Cgil arrivando in piazza Maggiore in corteo dove erano già Cisl e Uil. Il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri avverte: “sarà una mobilitazione lunga”. “Farebbe uno sbaglio clamoroso – rincara il segretario della Cisl Luigi Sbarra – chi pensasse che la nostra pazienza possa durare a lungo. Noi siamo più determinati che mai e saremo più intransigenti che mai”. Non sarà, quindi, una gara di velocità, ma di resistenza: lo sciopero generale rimane sul piatto, ma solo come apice di un percorso di mobilitazione. “Gli scioperi generali non si minacciano – teorizza Landini – ma si fanno quando è il momento di farli”. E durante l’intervento dal palco dei leader sindacali si è più volte levata dai 30mila in piazza la richiesta dello sciopero generale. I tre leader di Cgil Cisl e Uil non lo escludono, e invitano i loro iscritti a prepararsi, ma a non bruciare le tappe.